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Morenito, uno degli “invisibili” che non può lavorare, né rientrare in patria

28 Novembre 2018Betty Martinelli
Il decreto sicurezza non gli permette neppure di tornare a casa. Non ci sono i soldi

Un soprannome Morenito, che dà giustizia alla voglia di “esserci” di un 25 enne del Bangladesh, che, purtroppo come tanti, si trova, grazie al decreto Salvini “tra color che son sospesi”.

Non c’è nulla di poetico nella storia di questo ragazzo che ha tentato di fuggire dalla povertà per ritrovarsi in un limbo che rischia di diventare peggiore. Bocciata la sua richiesta di asilo politico per tre volte in Commissione per il riconoscimento di protezione internazionale. Rimpatrio? No. Non ci sono i soldi.

“Morenito” è rimasto in Arborvitae per due anni, poi, il percorso per lui si è concluso. “Ha lavorato con noi con tirocini e progetti ed è proprio un bravo ragazzo – spiega il presidente di Arborvitae, Marco Burdese – non abbiamo più strumenti per proteggerlo. Per vivere, vende rose tra Asti, Alba e San Damiano. Avrebbe già un lavoro sicuro ad Asti presso un ristoratore, una richiesta scritta che vale solo nel caso che riuscisse ad ottenere i documenti. Sono solo i primi effetti di un incentivo alla clandestinità che vogliamo evitare”.

“Sono scappato dalla povertà e, arrivando in Libia ho subito cercato un lavoro per mandare soldi a casa, le spese sono tante. Facevo contenitori di cartone, dalle sette del mattino all’una di notte mi pagavano 400 dinari al mese (circa 120 euro). C’era la guerra e la situazione era molto dura, in strada eravamo minacciati con le armi, ci picchiavano e ci rubavano soldi”.

Lui in Libia era arrivato con un volo di linea: il regime mandava a prendere la manodopera legalmente al suo paese, il viaggio era pagato.  Poi la guerra fratricida lo ha costretto alla fuga e Morenito è stato obbligato a salire su un barcone per approdare in Italia, la Croce Rossa lo ha portato a San Damiano, dove ha imparato l’italiano, ha lavorato con due  tirocini formativi presso un albergo ristorante nel centro di Asti, lo stesso che lo avrebbe tenuto stretto: ma adesso che ne sarà di lui?

A San Damiano tutti gli vogliono bene, una signora gli tiene i fiori al fresco, ha molti amici ma tutti vivono nell’impotenza della situazione che si e venuta a creare.

Qualche giorno fa mentre con la sua bici andava ad Alba per vendere le sue rose e regalare un sorriso è stato investito e ora “la testa mi fa ancora male e ho preso la multa perché il fanalino era rosso e non bianco”.

“Come possiamo aiutarlo – conclude Burdese – ci sentiamo impotenti, la nostra mission è aiutare i più deboli, in questo caso diventa impossibile”.

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