A San Damiano i richiedenti asilo operano per la comunità. Istruzione obbligatoria e rispetto del bene comune all’insegna della sostenibilità, contro lo spreco

A San Damiano d’Asti, i richiedenti asilo sono diventati parte della comunità, giovani e famiglie, studiano l’italiano, sono inseriti in progetti lavorativi e imparano ad utilizzare il bene comune secondo i canoni di chi li accoglie.

La convenzione tra il Comune di San Damiano e la Cooperativa ArborVitae è  attiva da circa due anni ed è stata più volte rinnovata, grazie alla Prefettura di Asti che  promuove tra le iniziative di integrazione anche i lavori di pubblica utilità per i richiedenti asilo che vivono a San Damiano. In questo modo, 4 richiedenti svolgono per il Comune, lavori di pulizia e piccole manutenzioni urbane. Tra loro Joe Massem, 24 anni, proveniente dalla Liberia, vittima di terribili  torture delle quali ha segni permanenti. A San Damiano da circa 18 mesi, svolge attività di pubblica utilità in collaborazione con l’Ufficio tecnico del Comune che apprezza anche il suo ruolo di “mediatore” con il gruppo dei richiedenti coinvolti nel progetto. Joe parla correttamente inglese e francese e sta imparando l’italiano, nel tempo libero si occupa di musica (su you tube gira un video “L.I.B shining story. Grazie” con lo pseudonimo di Joe Clean).

“Restituiscono l’ospitalità sotto forma di lavoro volontario” – spiega il presidente della cooperativa,  dottor Marco Burdese che sottolinea come, oltre alla collaborazione con il Comune, siano in corso progetti propedeutici all’inserimento lavorativo per gli ospiti dei CAS (Centri di Accoglienza Straordinari), soprattutto in vista della fine del percorso di accoglienza.

Sono tre gli ospiti che svolgono servizi di pubblica utilità in campo orticolo, sei ospiti sono inseriti in progetti di  tirocinio propedeutici all’inserimento lavorativo presso aziende locali che si sono dimostrate particolarmente lungimiranti nell’accogliere il richiedente asilo per il percorso di tirocinio: un agriturismo, un maneggio un’azienda di cablaggio e un’azienda del settore alimentare. Il Servizio civile volontario di prossima partenza, potrà essere ulteriore risorsa per i richiedenti asilo che potranno aderire al progetto che prevede l’inserimento di ben otto giovani tra i 18 e i 28 anni per 12 mesi nelle attività di Agricoltura Sociale della Cooperativa.

ArborVitae  di fatto, crea anche posti di lavoro, due i mediatori culturali che svolgono tirocinio formativo, per altri richiedenti asilo è stato attivato addirittura un progetto di lavoro a domicilio che coinvolge una trentina di persone. Se lo desiderano, i richiedenti ricevono il materiale per assemblare “dissuasori scaccia piccioni” ricevendo un compenso che si aggira sui 150 euro al mese. La cooperativa consegna il materiale che poi, adeguatamente assemblato, viene restituito alla ditta produttrice che lo vende. Il guadagno va a sommarsi al “pocket money” quotidiano (2,50 euro).

“È importante che si impari la gestione del denaro soprattutto in vista dall’uscita del CAS – spiega Aurora Giacosa, referente area immigrazione Arbor Vitae – ma non solo, qui imparano ad utilizzare anche le abitazioni, il rispetto dei locali e del bene comune, nell’ottica della sostenibilità e lotta allo spreco”.

I richiedenti inoltre sono obbligati a frequentare tre giorni alla settimana, corsi di italiano interni (tenuti a Casa Rosine da un insegnante della cooperativa, Massimo Scozzaro) o presso il CPIA (Centro Provinciale Istruzione Adulti) di Asti. “Vivono con grandi margini di autonomia – conclude Giacosa – è un processo educativo”.

 

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