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Il sindaco di Alba Maurizio Marello: “Alba è ciò che è oggi, anche grazie all’immigrazione”

8 Novembre 2018Betty Martinelli

Non solo accoglienza ma rispetto delle regole, delle leggi e grande valorizzazione delle diversità. Abbiamo voluto incontrare il sindaco di Alba Maurizio Marello per conoscere il sistema di accoglienza in una cittadina così vicina a noi.

La bella, ricca e turistica Alba, nota in tutto il mondo per il tartufo, la Ferrero, il vino, ha anche un “modello Alba” nel campo dell’accoglienza che dura dal 1990 quando arrivarono i primi immigrati albanesi. Oggi gli stranieri in città sono il 13 per cento degli abitanti (circa 4000 su una popolazione di 32.000). Romeni, magrebini, macedoni, albanesi, marocchini, molto integrati grazie soprattutto alla scuola, ai mediatori culturali e agli albesi naturalmente.

“La città che è oggi lo è anche grazie all’immigrazione, complice anche lo spirito aperto degli albesi”, spiega il sindaco Maurizio Marello, 52 anni, avvocato da sempre attivo nell’associazionismo e volontariato.

Alba negli anni 60 cresceva di circa 1000 unità all’anno ed era una cittadina di 15.000 abitanti. L’immigrazione era fortissima, dal meridione e dal Veneto. Un’immigrazione legata principalmente alla Ferrero e che ha cambiato fortemente la città che si ritrova oggi con uno spirito intraprendente e molto aperto.

“I meticciamenti fanno sempre bene – scherza il sindaco Marello – creano individui migliori dal punto di vista della contaminazione culturale e sociale. Alba ai tempi di Fenoglio era una cittadina piccolo-borghese, rintanata su se stessa, il fenomeno migratorio degli anni 60 ha incrementato, non solo le grandi industrie, ma gli incontri”.

Non è sempre stato facile e, in quel periodo, anche ad Alba c’erano i famigerati cartelli “non si affitta ai meridionali”, ma poi ha sempre prevalso l’aspetto di una comunità che è stata capace di aprirsi.

“L’immigrazione – ribadisce Marello – ha cambiato il DNA sociale del territorio”. Storicamente l’albese è un territorio che ha offerto sempre molto lavoro, anche se negli ultimi tempi le cose sono cambiate, l’80% del lavoro nelle campagne è svolto da immigrati; barolo, barbera, barbaresco che hanno enormi ricadute sul territorio, sono curati proprio da loro.

“Se non ci fosse la comunità romena, la più numerosa in città – continua il sindaco – l’assistenza per le famiglie non ci sarebbe. Le amministrazioni che si sono succedute nel tempo, hanno messo in piedi tante iniziative: dalla creazione di un Ufficio stranieri, i mediatori culturali sono andati nelle scuole, c’è stata non solo accoglienza ma una vera integrazione. Abbiamo una Scuola per adulti (CPIA 2 Alba Bra Mondovì), rinnovata e bellissima che per la maggior parte è frequentata proprio da immigrati che possono formarsi”.

Il fenomeno degli ultimi tre/quattro anni, con i conflitti in corso nel Nord Africa, ha portato molte persone in fuga da situazioni difficilissime, anche Alba ha fatto la sua parte con lo Sprar e coinvolge 50/60 persone in attività di formazione e studio. Il Comune utilizza, volontariamente, in accordo con la Prefettura una ventina di richiedenti asilo per piccoli lavori nelle Aree verdi.

“Abbiamo la bellissima esperienza del Piedibus, continua Marello, alcuni di loro accompagnano i bambini a scuola a piedi, all’inizio qualcuno ha manifestato riserve, ma ora è un grande successo”.

In riferimento al “modello Riace”, il sindaco ha elogiato l’utilizzo delle case sfitte, ma ha sottolineato che è indispensabile osservare il rispetto della legge, ricordando che anche ad Alba qualche anno fa è stato sgominato un giro di matrimoni combinati, grazie proprio ad una certa attenzione.

“Non bisogna giustificare tutto – ribadisce con forza il sindaco – l’uomo si è sempre spostato, ci sono stati fenomeni che hanno fatto muovere le masse, oggi ci troviamo di fronte ad un fenomeno enorme a causa delle diseguaglianze. Chi non vede prospettive si sposta ed è difficile controllare, occorre andare alle radici del problema, bisogna uscire dalla logica che non si affronta il problema per quello che è. L’immigrazione non deve diventare speculazione politica, occorre tenere presente che, quando ci sono delle fasi di difficoltà economica, chi è colpito è magari quello che fa il confronto. Un caso che fa scuola è stato il rientro dei nostri italiani che erano in Dalmazia e divennero profughi in casa loro. Alcuni vennero messi nei casermoni. Sono momenti che scatenano grandi contrasti”.

“Alcuni dei momenti più emozionanti – conclude il sindaco Marello – li ho vissuti durante le concessioni della cittadinanza italiana, persone che si trovano sul territorio da molti anni, guadagnano la sospirata cittadinanza. Molti si commuovono. Un magrebino qualche anno fa, dopo aver giurato ed essere a tutti gli effetti cittadino italiano disse in perfetto piemontese ‘Sindich, sun vint’ani’. Direi che è la prova di un’ottima integrazione”.

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