Se un operatore di comunità, per antonomasia, “opera all’interno di comunità per l’accoglienza, la cura e il recupero di persone in condizioni di estremo disagio, povertà o soggetti a dipendenze-tossicodipendenti, alcolisti, senza fissa dimora, malati psichiatrici con attività finalizzata a promuovere l’autonomia e la crescita personale”, qui da noi deve avere una marcia in più. Quella della passione che mette nel proprio lavoro.
In un mondo lavorativo dove esistono i “furbetti del cartellino” o quelli che mettono sulla bilancia i minuti lavorati in più, qui, probabilmente grazie allo spirito, vero, comunitario di chi “guida la macchina”, si valorizza ogni momento trascorso al lavoro.
Questa mattina è stato bello ricevere, in particolare, il messaggio di Fabio che racconta di aver accompagnato Joy (ragazza nigeriana dal percorso doloroso e difficile tra Nigeria, Libia e Sicilia) in parrocchia alla preparazione pre battesimale della piccola Success, nata ad Asti a maggio e che sarà battezzata a San Damiano, dove vive, l’11 novembre.
Mentre Fabio scrive, sta accompagnando una richiedente asilo alla Commissione Territoriale di Torino per la richiesta di protezione internazionale. Un insieme di storie e microcosmi di attività, non sempre facili, non sempre riconosciuti, non sempre belli.