Ad Asti inizia questa sera la rassegna “Segni particolari: migrante”

Alle 20.45 questa sera al cinema Lumière di Asti, inizia la rassegna “Segni particolari: migrante”, organizzata dall‘Associazione Noix de Kola che si occupa di integrazione. 

Primo docufilm della rassegna, “Ibi” di Andrea Segre, un film interamente basato sull’auto-narrazione diretta e spontanea di una donna migrante, Ibi, appunto che racconta sé stessa e la sua Europa ai figli rimasti in Africa.

Ibi è nata in Benin nel 1960, ha avuto tre figli e nel 2000 in seguito a seri problemi economici ha scelto di affrontare un  grande rischio per cercare di dare loro un futuro migliore. Ha lasciato i figli con la madre accettando di trasportare della droga dalla Nigeria all’Italia. Per lei si sono aperte le porte del carcere di Napoli, tre anni.
Una volta uscita Ibi rimane in Italia senza poter vedere i figli e la madre per oltre 15 anni.  Così per far capire loro la sua nuova vita decide di iniziare a filmarsi.

Una vita di lotte e conquiste, fotografa per guadagnarsi da vivere e per documentare tutto, aiuta il  Movimento dei Migranti e dei Rifugiati a Castel Volturno dove si ricostruisce una vita con Salami. Lotta, sì per ottenere il suo permesso di soggiorno, ma anche perché crede fermamente nella necessità di  lottare tutti insieme contro le ingiustizie che vincolano le vite della maggioranza dei migranti a Castel Volturno, in Italia, in  Europa. Il ritardo nell’ottenere giustizia, nonostante la sua attività abbia abbondantemente cancellato il brutto precedente dilata ulteriormente il suo avvicinamento alla famiglia.

Ad aprile 2015 arriva la buona notizia che Ibi aspettava. La commissione ha deciso nuovamente di convocarla e a breve  avrà un appuntamento. È felicissima.
Ma il destino è beffardo e tragico. A fine aprile Ibi inizia a stare male. Debolezza, stanchezza, giramenti di testa. L’8 maggio, in piena notte, le manca il  respiro, trema, suda freddo. Viene ricoverata, ma non ce la fa: la notte del 19 maggio 2015 Ibi muore. Tra le braccia di  suo marito, ma senza essere mai riuscita ad avere il diritto di vivere in Italia e di tornare a casa.

“Vogliamo – spiega Andrea Segre – che lo spettatore possa seguire l’io pre-narrante di Ibi, rimanendo con lei e non vivendola come oggetto, terza  persona che testimonia una condizione di ingiustizia e sofferenza. Ibi ha sofferto, ma ha soprattutto raccontato, lottato e sorriso. È con lei che lo spettatore potrà stare, senza guardarla da fuori.
Anche se lei non c’è più.

La serata sarà anche momento per dare voce alle nostre riflessioni e magari rivedere alcuni preconcetti. Alla proiezione parteciperà Alessandro Buffardi, referente presidio di Libera Castel Volturno. L’ingresso è libero.

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