Facciamo un po’ di chiarezza

Le persone che fanno richiesta di protezione internazionale sono “richiedenti asilo”, o meglio. una volta inoltrata la richiesta di protezione internazionale diventano “richiedenti asilo” fino a quando una commissione apposita deciderà della loro richiesta; se negativa, il richiedente asilo ha diritto a due gradi di giudizio per “convincere” un tribunale che la sua richiesta è legittima (un solo grado di giudizio). Dopo questo iter, se non vede riconosciuta alcuna forma di protezione, diventa sì un irregolare, cioè un “clandestino”
Chi abbia fatto domanda di protezione internazionale è un richiedente asilo e non un clandestino.

I numeri
Circa il 40% delle persone che fanno domanda di protezione internazionale ottiene una delle tre forme di protezione previste dalla normativa (asilo politico, protezione umanitaria e protezione sussidiaria). Di coloro che fanno ricorso un altro 50% riesce a provare la legittimità della sua richiesta ottenendo alla fine una forma di protezione internazionale.

Le forme dell’accoglienza

Il prefetto può” disporre come vuole sia di spazi pubblici che privati per questioni di emergenza e ordine pubblico. C’è una differenza tra CAS (Centri di Accoglienza Straordinaria) e SPRAR (Sistema di protezione per richiedenti asilo e rifugiati).

I CAS sono i centri di accoglienza straordinaria creati da Roberto Maroni quando era ministro dell’interno e dati in appalto in tutta Italia principalmente a cooperative sociali e associazioni riconosciute per la loro esperienza in questo tipo di lavoro.

Lo SPRAR invece è il sistema di protezione di rifugiati e richiedenti asilo gestito dai singoli comuni e dato in gestione attraverso bandi a cooperative sociali e associazioni del terzo settore.

Le ricadute economiche

I famosi 35 euro al giorno che “lo stato” dà ai richiedenti asilo ricadono completamente sul territorio perché vanno all’ente gestore del progetto che deve pagare le persone assunte per lavorare con i richiedenti asilo, fare la spesa nei supermercati o nei negozi del paese per dare da mangiare e tutto l’occorrente alle persone ospitate, attivare borse lavoro e tirocini dando una mano con la manodopera ad artigiani, imprenditori. Al richiedente asilo vanno in tasca 2,50 euro al giorno  (il cosiddetto pocket money) che spenderà per sé o invierà a casa.