Le agricolture sociali

Che collegamento c’è tra il campo sociale e l’agricoltura? Innanzitutto nella tradizione rurale si trovano forme di reciprocità gratuita e mutuo aiuto (scambio di manodopera tra famiglie contadine) ed è così che l’inclusione sociale e la solidarietà hanno contraddistinto da sempre le comunità rurali a differenza di ciò che succede nelle moderne società urbane plasmate sull’individualismo e la frammentazione.

Il concetto stesso di disabilità è legato alla progressiva urbanizzazione della popolazione: una persona definita disabile è caratterizzata dall’assenza o insufficienza di determinate abilità, mancanze che si manifestano evidenti alla persona stessa e al contesto sociale in cui vive, tanto più quanto ci si addentra nell’attuale società post moderna le cui conoscenze e le capacità richieste per muoversi e vivere attivamente si moltiplicano, si complicano dando via ad ampi processi di marginalizzazione sempre più forti.

Viceversa la tradizione agricola di un tempo non evidenziava le disabilità con gli stessi accenti odierni, perché ogni persona trovava una mansione e un ruolo che la rendeva partecipe al processo produttivo. Il tradizionale schema città-campagna oggi è mutato in una complessa multidirezionalità, che vede le aree urbane contribuire con l’offerta di beni alimentari, ma anche di energia pulita, di servizi, di beni ambientali e paesaggistici, di opportunità turistiche, didattiche e culturali, di stili di vita e valori percepiti maggiormente a misura d’uomo.

Il connubio agricoltura/beneficio sociale nasce con Benjamin Rush padre della psichiatria americana che, alla fine del 1700 affermò che lavorare il terreno e coltivare le piante aveva un benefico effetto sulla salute mentale. Ben presto si diffusero negli Stati Uniti e in Europa le prime serre con scopi esclusivamente terapeutici. Solo negli anni Trenta del Novecento, però, la diffusione di queste teorie divenne capillare. Oggi più che d agricoltura sociale si deve parlare di agricolture sociali, perché diversi sono gli approcci: inclusione, formazione, relazionalità.

(da Una Pulce tra gli elefanti di Marco Burdese)