Migrazioni e tratta di esseri umani. Se ne è discusso all’agriturismo il Buon Seme con Rosanna Paradiso

Una mattinata dai contenuti molto interessanti e una giornata di condivisione davvero costruttiva e importante. Domenica 23 settembre all’Agriturismo “Il Buon Seme” l’Albero della Vita e Arborvitae hanno organizzato un incontro su “Migrazioni e tratta di esseri umani”.
Un tema vastissimo che ha rivelato scenari del tutto inimmaginabili per chi non conosce l’argomento.
Relatrice d’eccezione, Rosanna Paradiso, esperta programma antitratta della Procura di Torino.

Rosanna Paradiso si occupa, da oltre 25 anni, di temi connessi all’immigrazione e al traffico di esseri umani in Europa e in Africa. È stata, tra l’altro, presidente di Tampep, l’associazione che si occupa della salute e dei diritti dei sex worker.

Nel corso degli ultimi quindici anni, la lotta contro la tratta di esseri umani è stata universalmente riconosciuta come una delle questioni più scottanti e difficili del ventunesimo secolo ed è divenuta parte dell’agenda politica di molte istituzioni e governi europei. Numerose iniziative contro la tratta sono proliferate attraverso l’Europa e significativi passi in avanti sono stati fatti finora al fine di assicurare la protezione delle persone trafficate e l’efficace perseguimento delle organizzazioni criminali che traggono profitto da una delle più gravi violazioni dei diritti fondamentali dell’individuo.
Ciò comporta che, nonostante l’alto livello delle misure di protezione e assistenza rivolte alle persone trafficate, sia ancora difficile garantire un buon grado di sostenibilità del sistema anti- tratta nel suo insieme. Frequentemente si avverte ancora la mancanza di un coordinamento efficiente e funzionale tra tutte le agenzie coinvolte a livello locale e nazionale.
Al fine di ovviare a tali criticità, è adottato il Meccanismo Nazionale di Referral per le vittime di tratta e sono state redatte le procedure operative standard (POS), attraverso le quali poter garantire una completa assistenza “fase dopo fase” alle persone trafficate.
l Meccanismo Nazionale di Referral per le Vittime di Tratta è principalmente destinato a tutti gli attori impegnati nella lotta contro la tratta che vengono a contatto con una persona trafficata (sia essa presunta o riconosciuta tale) e che sono coinvolti in una qualsiasi delle fasi previste: identificazione, protezione, assistenza, procedimenti penali e civili o rientro nel paese d’origine. Il Meccanismo Nazionale di Referral per le Vittime di Tratta è inoltre diretto ai responsabili e ai decisori delle politiche, ovvero a quei soggetti incaricati di pianificare gli interventi di prevenzione e protezione, le strategie investigative e repressive. L’interesse superiore del minore deve essere l’obiettivo primario di tutte le azioni riguardanti i minori considerati potenziali vittime di tratta. La valutazione del superiore interesse deve basarsi sulle specifiche circostanze di ciascun minore e deve inoltre tener conto di specifici parametri ad esso inerenti: situazione familiare, condizione del paese di origine, particolari vulnerabilità, sicurezza, rischi a cui il minore in oggetto è esposto e relative necessità di protezione, livello di integrazione nel paese di destinazione, salute mentale e fisica, istruzione e condizioni socio-economiche.

É essenziale che tutte le comunicazioni avvengano in una lingua comprensibile dalle persone trafficate, pertanto l’interpretariato e/o la mediazione culturale sono un elemento chiave per un’adeguata assistenza.

“La situazione non è la stessa per tutti, spesso arrivano da situazioni molto complicate, mancano elemento del rispetto minimo della persona – spiega Rosanna Paradiso – ci sono anche limiti ambientali, una delle cause per cui si lascia il villaggio è la condizione geografica, climatica, tutti gli anni si può perdere la casa”.

Migliaia di bambini, adolescenti, vengono reclutati da gruppi criminali (Boko Haram). Negli Stati Uniti era stata trovata addirittura una “fabbrica”, “Babie’s Factory dove erano state trovate adolescenti a partorire bambini che poi venivano venduti.

MIGRAZIONE CONSENZIENTE, TRAFFICKING SMUGGLING, ASILO
Esistono diversi tipi di migrazione: la migrazione consenziente, per lavoro domestico o matrimonio, sex work e altro.

il trafficking riguarda la prostituzione o il lavoro o il matrimonio forzato, addirittura il commercio di organi o l’accattonaggio.

Lo smuggling è il facilitare l’entrata iilegale di immigrati non regolari.

L’asilo si richiede quando si ha fondato motivo di temere la persecuzione.

“Le condizioni della vittima di tratta – continua Paradiso, sono molto spesso legate alla restituzione di un “debito”, come nel caso delle donne nigeriane, ma riguarda quasi tutti i migranti che arrivano illegalmente”.

Nella maggior parte dei casi, i documenti vengono confiscati e le persone vengono messe in condizioni di isolamento fisico e psicologico (rituali magici, abusi, minacce alle famiglie ecc.).
“Molto spesso non si è a conoscenza dei propri diritti, non si conosce la lingua e non si conoscono le istituzioni che possono aiutare”.

Anche la burocrazia a volte rende difficile il lavoro di chi si occupa di immigrazione e tratta. “Mi trovavo in Nigeria – porta ad esempio la relatrice – c’era una donna nigeriana di 33 anni malata di cancro in fase terminale, noi cercavamo di far venire la sorella per assisterla. Ho preparato una relazione, certa che le avrebbero dato il visto, invece è stato difficilissimo, era evidente che non stessimo trafficando, ma ho dovuto usare le maniere forti.”

I trafficanti hanno in mano business incredibili di grandissimi livelli, che non riguardano solo l’Europa ma anche altri paesi. In Thailandia, ad esempio, c’è il flusso asiatico. In Italia la regolamentazione è seria, un Paese che offre un buon sistema di sicurezza alle persone. Se le donne nigeriane denunciano i trafficanti, qui in Italia vengono protette.

Le vittime di tratta arrivano da povertà estrema e legate alla condizione della donna, senza diritti, assoggettamento e controllo da parte degli uomini, anche se qualcuna  avesse una piccola attività viene controllata dai maschi della famiglia.
Molte ragazze nigeriane sono state reclutate in quanto figlie di vedove (la vedova in Nigeria non ha diritti).

Le storie spesso sono raccontate dai trafficanti stessi, l’ottenimento dei documenti spesso non è il motivo reale di chi entra nei programmi di accoglienza, a volte ci si trova di fronte a potenziali sfruttatori o sfruttatrici.

Nei gruppi ad esempio può entrare la “madame” e fuori dai centri arrivano nigeriani per fare da tramite, una situazione ovviamente inaccettabile per chi gestisce i Cas che devono garantire un programma e un’accoglienza nel rispetto delle regole.

RITUALI

Vodoo o Jùjù

In assoluto non hanno valenza negativa, ma vengono  spesso utilizzati a fini criminali, nell’ambito di denuncia occorre anche spiegare alle donne come non averne paura.
A Torino in un negozio proprietario di una madame e del marito, i vigili, qualche tempo da avevano trovato 300 sacchetti con piume di gallina, piume, sangue raffermo. All’inizio non avevano capito che facevano parte dei rituali nigeriani.

“C’è stato un report dell’agenzia Frontex che si occupa di immigrazione irregolare – continua Paradiso – che ha rilevato che c’è un flusso di donne nigeriane laureate che hanno ottenuto di fare dei master all’università in Russia, successivamente è stato scoperto un traffico di nigeriane verso la Russia, la corruzione è la parola d’ordine, quasi una modalità. Una situazione molto difficile da governare, bisogna leggere i problemi senza essere prevenuti”.

Lo sfruttamento dell’accattonaggio
C’è una rete di criminali e un personaggio più potente di altri, membro di un clan mafioso (Aye), nati come confraternite per difendere l’accesso allo studio ma nel tempo politica e corruzione hanno reclutato sempre più giovani che accettano di entrare nelle confraternite (vietate dalla legge). L’affiliazione è molto pericolosa e i metodi sono molto violenti (omicidio rituale, machete, tagliare pezzi di corpo, spaccio).
Fuori dai supermercati, i ragazzi che chiedono l’elemosina, sono spesso appartenenti alla mafia nigeriana, in qualche caso vendono droghe, occorre fare molta attenzione.
La droga nigeriana si chiama droga dei poveri, viene “fatta in casa” ed è perlopiù spacciata in sudafrica, organizzando i matrimoni con donne obese, nascondendo la droga nelle pieghe della carne.

In Italia le ramificazioni di queste bande criminali sono diverse, molto radicate nel Nord Italia, dove si sente meno l’influenza della mafia locale. Sono organizzati in asssemblee (soprattutto Brescia e Bergamo).
A Torino hanno un quartiere base nella zona Barriera di Milano, hanno interessi che si intrecciano (spacciatori, accattonaggio fatto spesso da personaggi che arrivano dai Cas). L’accattonaggio non è volontario, qualcuno si vergogna ma non ha il coraggio di segnalare e chiedere aiuto.
Questo crea molto conflitto agli occhi dei cittadini. “L‘Italia non è un Paese razzista – conclude Paradiso – si creano situazioni dove la rabbia e la tensione cresce da entrambe le parti, perché subentra l’aggressività. Sono aspetti nuovi per la nostra società da affrontare, anche gli operatori hanno difficoltà a riconoscere i problemi”.
Nei centri vengono persone che richiedono accoglienza non per delinquere, chi lo fa è vittima di un’organizzazione criminale.
“Grazie a molte persone che collaborano ora si può capire come si organizzano le bande criminali e dove, non basta facebook, occorre una denuncia e delle indagini. Il nostro è un sistema democratico e la giustizia ha un percorso.

 

 

 

 

 

 

 

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