Parigi è sempre Parigi

Casa Bosticco 30 luglio – 11 agosto 2019

Arriviamo a Trosly Breuil paesino rurale nella regione dell’alta Francia, dopo più di 900km di viaggio tra sterminate campagne, campi di grano a perdita d’occhio, prati, foreste, distese di granoturco, balle di fieno, grandi pale per l’energia eolica. L’autostrada sfreccia per km, più di nove ore di marcia. Il viaggio comincia già prima, nell’attesa, nella prefigurazione. Si comincia a sognare, immaginare quello che sarà, quello che vorremmo e si stratifica il desiderio. Il popolo di Casa Bosticco si prepara, guidato da Marco a quello che sarà. Chi è già stato in passato racconta e suggerisce. Riaffiorano ricordi, sbocciano sorrisi. Parigi è sempre Parigi commenta Elisa. Parigi è sempre un sogno verso cui tendere, capitale romantica, ricca di storia che incanta chi si prepara a raggiungerla. Sembra già una bella storia da raccontare, che fa sgranare gli occhi a chi l’ascolta, al familiare che resta a casa, all’assistente sociale, all’amico: “andremo a Parigi”, siamo ancora vivi, possiamo sognare, siamo “ospiti di una comunità di reinserimento e risocializzazione”, ebbene non si può?

Trosly Breuil si trova a circa 90 km a nord di Parigi, lì ci attende una casa messa a disposizione per noi, dove usualmente vivono dei ragazzi disabili attualmente fuori per le vacanze.

Marco ha contattato i suoi amici francesi, che lo conoscono da più di vent’anni quando ha vissuto là, offrendo il suo servizio per l’Arche. L’Arche è un’associazione internazionale, con più di 150 comunità sparse in 37 Paesi del mondo:  dalla Francia all’ Africa, dall’India al Canada.

Un tessuto di solidarietà, una collaborazione internazionale di piccole realtà che operano per rendere la quotidianità delle persone disabili un sentirsi a casa, amati, portatori di qualità, risorse, doni per gli altri. Non più esclusione, margine, rifiuto, messa al bando. L’immagine di persone sole lasciate a sé stesse in spazi deserti di umanità non è poi così lontana da certe realtà contemporanee.

Se è la relazione che fa la differenza nel lavoro con la disabilità è anche l’organizzazione che diventa espressione dei valori che intende esprimere, nel suo operare di tutti i giorni. Il valore di fondo qui è che chiunque vive a Trsoly Breuil ha una vita che è una storia da raccontare, ha dei talenti da esprimere, ha un cuore da scaldare.

La lotta per l’emarginazione, la discriminazione non è affatto finita e si gioca nel lavoro quotidiano di chi rende la vita di queste persone degna di essere vissuta nonostante il dolore, nonostante la fatica, nonostante le crisi, nonostante tutto. La dignità si respira a Trosly Breuil, il rispetto, la cura, l’attenzione all’esistenza dell’altro che diventa seme da far germogliare.

Come un puzzle i pezzi sono tanti che vanno a incastrarsi per creare un quadro di insieme espressione di tutto questo.

Non ci aspetta una casa qualsiasi, ma “Val Fleuri”, una graziosa casa in stile, dove Marco è stato vice responsabile dopo due anni di servizio a fianco di Jean Vanier filosofo fondatore dell’Arche. “Val Fleuri” è una stella particolarmente luminosa dentro una costellazione di altre case sempre facenti parte della comunità dell’Arche di Trosly. La comunità è un vero e proprio piccolo mondo, dettagliato con grazia e rigore. Ci sono piccole casette bianche con i tetti spioventi grigi, le persiane in legno chiaro, i fiori e rampicanti che impreziosiscono i giardini ben curati, dando un aspetto quasi fiabesco all’insieme, un acquerello romantico del nord della Francia. C’è la chiesetta con un cortile interno con un pozzo e delle rose, la biblioteca, gli spazi comuni interni ed esterni che invitano alla condivisione e trasmettono calma e pace. Le casette si dispiegano vicine, raccolte all’interno di una staccionata in legno chiaro, collegate da sentieri in ghiaia ritagliati negli spazi verdi dei parchi o dei giardini. Oltre alle abitazioni, ci sono gli spazi di lavoro, e delle attività.

Il lavoro, primo grande ingrediente di ciò che definiamo dignità della persona

Una grande sezione che abbiamo visitato, dove Marco operava è quella delle “aree verdi”. Il lavoro, primo grande ingrediente di ciò che definiamo dignità della persona. La fatica, il sudore, le tute verdi macchiate di erba. Qui similmente a come accade a Casa Bosticco ma decisamente su scala più grande, ci sono terreni coltivati con serre, attrezzi agricoli, legna, allevamento di pecore, una sezione di produzione del miele. Gli ospiti di Trosly, si occupano di lavorare la terra e raccoglierne i frutti. Alcuni, come faceva Marco si recano a curare le aree verdi a bordo di pulmini attrezzati con gli strumenti necessari. Altri gestiscono la parte della legna, o dell’allevamento e della produzione del miele. Ci fa da guida un ospite, che riconosce Marco e l’abbraccia e che diventa presto “marito” immaginario della nostra Monica. Domenico nostro responsabile degli orti, si reca deciso a saggiare la consistenza dei pomodori scambiando cenni di approvazione con gli ospiti francesi in linguaggio universale. Con Marco si osserva il sistema di irrigazione dall’alto, e si ipotizza di replicare da noi il sistema per facilitare la germogliazione dei semi.

Un senso di famiglia

Nella carta dei valori delle strutture della nostra Cooperativa, tra le parole chiave c’è la “bellezza”. A “Val fleuri” si respira la bellezza e il sorriso stampato di Frenk ne è la testimonianza, mentre si siede nello spazioso soggiorno della casa, sui divani in pelle chiara che circondano un morbido tappeto dalle note azzurre, di fronte al camino e alla libreria con i libri e i giochi in scatola. Due chitarre poggiate sul pavimento invitano alla prova, la luce entra dalle grandi finestre. Alle pareti grandi foto ritraggono gli ospiti della casa, dando “un senso di famiglia” commenta Annamaria. Sedersi in questo soggiorno è un’esperienza di bellezza, ci si sente accolti, a casa.

 

 

La bellezza si scova in ogni angolo della casa, ad esempio piccole opere d’arte sono i coloratissimi sottopentola creati artigianalmente dagli ospiti in ceramica a mosaico, che richiamano l’operosa attività manuale in grado di dar vita a gioiose creazioni.

Le camere sono personalizzate da fotografie che ritraggono gli abitanti in momenti di festa, di gioco, in gruppo, con operatori, con amici. Sorrisi, ricordi, appartenenza. Alle pareti copie di Monet e altri impressionisti ben composte a tempera, riproduzioni fedelmente ricreate dagli ospiti della casa. Composizioni di colori scelte che trasformano quattro mura in casa.

La mia camera ha una poltrona che ha la vista sul grande parco sul retro, dove sedendomi a leggere o sfogliare alcuni libri della fornita libreria del mio ospite, sull’arte, o sulla spiritualità, ho sentito di dovergli qualcosa. C’era un reale scambio, tra me e quello sconosciuto. Tra tutti ho apprezzato le fiabe di Jean de la Fontaine illustrate dallo sguardo onirico di Chagall, piccolo gioiello, e “la comunità luogo del perdono e della festa” di Jean Vanier dove Jean cerca di riassumere le sue intuizioni sulla vita comunitaria, dopo venti anni di esperienza.

“All’Arca cerchiamo di restituire agli handicappati la loro particolare umanità, quell’umanità che era stata loro, per così dire rubata. Si tratta di creare un ambiente caloroso e familiare in cui ogni persona possa svilupparsi secondo le sue possibilità, vivendo nel modo più felice possibile e diventando se stessa”

 

Dal comodino vicino al mio cuscino mi guarda, un omone dai capelli bianchi, ritratto in una foto, nel posto certo deputato ai più cari, ultimo sguardo prima di dormire e primo al mattino. Un grande uomo con un ampio sorriso e le braccia spalancate come stesse venendomi incontro per un abbraccio. Quell’omone è Jean Vanier il fondatore. Figlio del governatore del Canada, e di una donna prestigiosa, laureato alla Sorbonne di Parigi in filosofia, Jean è cresciuto in un ambiente elitario, frequentando personaggi altolocati, potendosi permettere di compiere ben due volte il giro del mondo. È suggestivo come un uomo benestante, insegnante di filosofia alla Sorbonne abbia fatto una scelta così radicale, decidendo di andare a vivere con due handicappati mentali, togliendoli da un istituto manicomiale proprio in una piccola casa a Trosly Breuil. Era l’anno 1963.
Scrive Jean “per riconoscere realmente il ruolo importante e paradossale degli handicappati, così spesso rifiutati in maniera tanto drammatica, mi sembra necessario farne l’esperienza. Le parole e le teorie non bastano, e anche le testimonianze non hanno molto peso.”

All’ingresso di Val Fleuri, c’è un disegno fatto da uno dei ragazzi dove due amici di spalle camminano insieme, uno chiede all’altro “come si scrive amore? ” e l’altro risponde “non si scrive, se ne fa esperienza“.
In questo senso ogni racconto è comunque uno scatto parziale, le parole diventano efficaci nel momento in cui suggeriscono la sensazione. E la sensazione è proprio quella di sentirsi accolti, di sentirsi a casa, di poter assaporare la pace del vento che smuove le tende in un tiepido sole che illumina le rose raccolte con cura da Susanna nel vaso sul tavolo. Fuori le ortensie si muovono lievi alla brezza, Luigi suona la chitarra, Domenico impasta la pizza insieme a Jessica, che promette di replicare la ricetta in Portogallo. Elia gioca sul tappeto con i lego sotto lo sguardo dolce di sua madre. Dietro la grande porta a vetri si sfidano a carte. Un esempio di convivenza, di quotidiana vita insieme, uno spiraglio di serenità. ciò non significa che sia semplice e facile vivere nelle comunità dell’arca. Tutt’altro. A volte la vita è dura e richiede molto impegno. Ciò non toglie che anche in esistenze segnate dalla sofferenza e dal rifiuto, si possa lavorare per offrire un ambiente accogliente dove poter celebrare la vita.

Prima tappa Troyes, capitale storica della regione di Champagne dove spicca una cattedrale gotica dalle grandi vetrate. Mangiamo all’aperto, Luigi dorme appoggiato al tavolo, Monica sorride alla macchina fotografica, Perin apre la fila raccontando la storia della cattedrale, con Elia al fianco che ascolta attento. Siamo vicini all’arrivo ormai. Tutti si guardano intorno curiosi e stupiti, le case sono tipiche del Medioevo francese con inserti in legno, le strade strette, le piazze ampie, bei giardini pubblici costeggiano la passeggiata lungo fiume.

Il primo giorno esploriamo i dintorni, la comunità dell’Arca, le sue attività, la casa dove viveva Jean. Il secondo giorno breve gita allo Chateau de Pierrefond, a meno di 20 km da Trosly. Imponente castello medievale, in mezzo alla cittadina di Pierrefond, vicino ad un grande lago verdeggiante. Si costeggia tutto il suo perimetro, lungo un sentiero tra alberi dalle grandi chiome, fino al classico ingresso con ponte levatoio oltre il quale si apre un grande cortile circolare, circondato da merli e torri del castello che si chiudono intorno a noi facendoci cornice. Singolari le grondaie a forma di coccodrillo. Poggiate a difesa delle mura alcune creature simil gargoyles in pietra dalle caratteristiche animalesche.

La cappella interna può essere osservata dall’alto, un cavaliere con un’armatura alata in bronzo sguaina una spada sullo sfondo di altissimi archi. All’interno tappezzerie medievali raccontano storie di cavalieri a cavallo.

Attraversiamo l’interno, scalinate a chiocciola, lunghi corridoi in pietra con finestre che guardano le colline circostanti.

Altra suggestiva gita allo Chateau di Chantilly, grande castello circondato da specchi d’acqua e immensi giardini, rinominato “Castello delle fate” dalle ragazze del gruppo. All’interno piccoli capolavori tra cui due tele di Raffaello, una graziosa biblioteca in legno piena di antichi volumi. Con immancabile assaggio della crema Chantilly per tutte le golose.

Grandi passeggiate lungo la Senna a Parigi, pic nic vista Notre Dame. Lunga sosta nei graziosissimi giardini delle Toulierie, con le sedie in ferro battuto intorno alle fontane sotto l’ombra delle chiome degli alberi. Meraviglioso tour del Musee d’Orsay tra i capolavori di Renoir, Degas, Van Gogh e altri grandi della pittura del 900. Cena a Montmartre con Monica che scherzava con il cameriere perché un po’ infondo anche suo parente. Immancabile caffè sugli Champe Elysee con grande soddisfazione di Luigi.

Fino alla cima della Tour Effeil anche Saddik nostro amico sudanese che ancora oggi, quasi tutti i giorni ci ricorda la visita in Francia. Foto di rito al Sacre Ceur di Denise, con vista sui tetti di Parigi, mentre Domenico contrattava il prezzo della crepes alla nutella, e Fulvia faceva la linguaccia con la lingua fuxia colorata dalla granita alla fragola.

Giornata di giochi al parco, tra spettacoli con i leoni e avventure sulle giostre, mentre altri si avventuravano al Museo della Scienza e al Museo della Musica di Parigi.

Mentre Andrea provava tutte le ultime tecnologie robotiche esposte, Fabrizio si stupiva dei video proiettati a tema scienza.

Proposte di matrimonio da parte di Gianfranco verso Susanna complice il romantico lungo Senna, mentre tutta la banda attraversava il fiume sul battello.

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