Alla fiera “Fa’ la cosa giusta!” tra centinaia di bancarelle che offrono di tutto, dai prodotti biologici ai viaggi di turismo consapevole, nella Sala Chico Mendes grazie all’Osservatorio Solidarietà si è parlato di un tema attualissimo: la criminalizzazione della solidarietà verso i poveri, i migranti, i rifugiati, le milioni di persone costrette a fuggire dal loro paese per conflitti, miseria, persecuzioni, disastri ambientali ed economici e a rischiare la vita pur di arrivare in Europa.
Gennaro Giudetti mediatore culturale a bordo della nave SeaWatch impegnata in azioni di salvataggio nel Mediterraneo, ha raccontato (per l’ennesima volta) i drammatici eventi dello scorso 6 novembre: durante un’operazione di soccorso Gennaro si è trovato davanti alla terribile necessità di scegliere chi salvare tra i migranti finiti in mare senza saper nuotare. Ha scelto tre ragazze e ha visto morire annegata davanti ai suoi occhi una donna che non è riuscito a raggiungere. Con una foga appassionata e una semplicità che arrivano diritto al cuore Gennaro ricorda che le motovedette della Guardia Costiera libica, sempre pronte a ostacolare le operazioni di salvataggio, provengono dall’Italia. Siamo stati noi a finanziarle con le nostre tasse, così come i terribili centri di detenzione in Libia, veri e propri lager dove torture e stupri sono all’ordine del giorno. Ognuno di noi è dunque responsabile di questo orrore e deve scegliere da che parte stare: con gli aguzzini libici e i politici italiani pronti a finanziarli e a stringere accordi con loro pur di “limitare gli sbarchi”, o con chi affronta rischi e pericoli incredibili per arrivare in Europa. E se si sceglie di stare dalla parte dei migranti, allora bisogna sostenere chi li aiuta e raccontare cosa succede davvero nel Mediterraneo e in Libia. Continua a leggere…