Il successo non è mai definitivo. Non è utile farsi illusioni. In continuazione siamo chiamati a rialzarci dalle cadute, a reagire al fallimento, a trovare la forza di rimetterci in gioco, ripartire, cambiare, trovare una prospettiva nuova. Coltivare il coraggio di insistere, di non arrendersi di continuare, nonostante tutto.
Un buon auspicio per l’inizio della formazione, ricordarsi che siamo fallibili e che l’ingrediente più prezioso è il coraggio che supera la paura e sfida l’insicurezza, la delusione, la fatica. Ricordarsi chi eravamo, come ci siamo trasformati, quante volte siamo caduti ci permette di guardare avanti con ritrovata motivazione. È un esercizio da fare per restare lucidi con i piedi piantati per terra, per gioire dei risultati, imparare dagli errori e tracciare una direzione da seguire perché si mantenga il senso di ciò per cui si lavora ogni giorno. Niente è definitivo ma anzi va mantenuto, va conservato, va tenuto nella giusta considerazione perché possa dare il meglio di sé. A partire dal recupero delle persone con cui si è in una relazione empatica, basata sull’ascolto dalla storia passata alle prospettive future. Distruggere il futuro diventa non riconoscere il valore di quanto abbiamo in custodia, non vederlo, pensare che non abbia una storia, che sia lì piovuto dal cielo e che non è importante il suo destino, il suo stato, perché non è affare nostro, in qualche modo qualcuno se ne occuperà, o una volta guastato sarà sostituito. Assumersi la responsabilità dell’azione, della decisione, della scelta sulla base del meglio che si può prospettare, seguendo un significato, traducendo in azione un valore. Pepe Mujica mette a fuoco la malattia che corrode il benessere occidentale, il consumismo e ci invita a riflettere circa l’assurdità di certe azioni compiute senza pensare alle conseguenze sulla propria vita e su quella del resto del mondo. Acquistare e consumare oggetti, beni e servizi senza pensare alle ripercussioni. Pensiamo ad esempio dice se ogni abitante dell’India avesse un’auto come succede in occidente a come i livelli dell’inquinamento sarebbero insostenibili. Senza sostenibilità non può esserci futuro, senza uno sguardo che vada oltre il proprio immediato esclusivo interesse personale. Ne consegue il rispetto, che non è necessariamente confortevole. Ne consegue la capacità di immaginarsi nei panni dell’altro, di ascoltare il proprio limite di mettersi in dialogo, di non pensare di avere tutte le risposte. Ne consegue la capacità di guardare oltre il momento, oltre l’oggi, di prestare attenzione alla storia. Ne consegue la capacità anche di rinunciare, di lasciar andare quando va a minare la stabilità raggiunta, quando è troppo complicato, quando non ci sono i mezzi per sostenerlo. Una disposizione individuale ad una gestione attenta, matura, a custodire in un’ottica umana che si sente responsabile delle sorti di chi ha di fronte e del sistema comunitario.Filtra per
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